Con particolare soddisfazione ho il piacere di presentarvi lo stemma del nostro Istituto scolastico. Sarà per tutti noi un segno di fiera appartenenza e monito di quei valori alti nei quali crediamo e quotidianamente investiamo, tutti uniti, le più nobili energie. È lo stemma che unirà simbolicamente le due scuole delle Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario che operano nella città di Roma.
Lo stemma è anche un linguaggio figurato, poiché le immagini ed i colori simboleggiano le qualità morali del possessore, alludono alle sue aspirazioni, alla dignità; rappresenta, quindi, lo status di chi lo possiede ovvero della Scuola Monte Calvario.
Nello specifico il nostro è uno stemma che nel linguaggio araldico è definito “inquartato”. Si riferisce alla sola partizione in cui le linee di divisione sono diritte e parallele ai lati dello scudo. Formando quattro quadranti.
I colori scelti sono il rosso pompeiano e il blu ovvero l’azzurro araldico.
Il rosso simboleggia le virtù spirituali, amore ardente verso Dio, il prossimo e la giustizia. E’ anche simbolo di audacia, coraggio, valore, fortezza, magnanimità.
L’azzurro a causa della sua relazione con il cielo, simboleggia tutte le virtù più elevate e, tra quelle spirituali, devozione, fedeltà, purezza, giustizia, santità. Per le qualità mondane simboleggia bellezza, fortezza, fermezza incorruttibile, vigilanza, vittoria, perseveranza, amore per la patria, buon augurio, grandezza.
All’interno dei quadranti ci sono dei simboli. Nel cantone sinistro del capo troviamo tre stelle. La stella indica guida salda e sicura e l’aspirazione a cose superiori. Sono tre come i nostri tre plessi: infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Nel cantone destro del capo è stilizzato lo stemma dell’Istituto delle Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario a cui appartiene l’Istituto scolastico e dalle quali ne deriva lo spirito e la missione. Il monte Calvario è sormontato da tre croci al centro quella di Cristo che non risparmia la sua vita ma la dona liberamente per la salvezza di tutti noi. La croce ci ricorda la gratuita donazione e il sacrificio della vita per il bene di tutti, bandisce ogni forma di egoismo ed autocelebrazione e ci spinge nel mistero della spogliazione, “chenosi”, di Dio in Gesù come emblema solenne di umiltà e piena partecipazione alla storia dell’umanità ferita ma sempre risollevata dalla speranza nella risurrezione. Le piaghe di Cristo diventano feritoie di luce e di speranza per molti. Sotto la croce stava Maria, la Madre di Cristo e Giovanni il discepolo amato dal Signore. Siamo tutti chiamati a vivere l’amore genitoriale e amicale senza mai venire meno, senza mai cedere alla cultura della delega. Con il coraggio e l’amore di Maria, che ha riposto tutta la sua fiducia nel Figlio, anche noi siamo chiamati a camminare senza mai lasciarci scoraggiare e paralizzare dalle difficoltà della vita. Siamo esortati ad andare avanti fino in fondo con determinazione e fede. San Paolo esorta nella sua lettera ai romani a sperare contro ogni speranza (cf. Rm 4, 18) perché la speranza è piena di certezza e di immortalità per quanti credono nel Vangelo.
Nel cantone sinistro della punta è raffigurato un libro, simbolo del sapere, dell’erudizione, della scienza. Ma anche il libro sacro della Parola di Dio che è luce sul nostro cammino. Il quarto cantone destro della punta ospita un virgulto, un seme che sta iniziando a germogliare. Indica le fasi della crescita dei nostri alunni accompagnata con premura e dedizione da chi è chiamato a svolgere la missione di educatore. Il simbolo vuole anche caratterizzare la nostra scuola come attenta all’ecologia, alla tutela e al rispetto del creato. Papa Francesco ci ricorda che “questo il tempo per riflettere sui nostri stili di vita e su come le nostre scelte quotidiane in fatto di cibo, consumi, spostamenti, utilizzo dell’acqua, dell’energia e di tanti beni materiali siano spesso sconsiderate e dannose. In troppi stiamo spadroneggiando sul creato. Scegliamo di cambiare, di assumere stili di vita più semplici e rispettosi!” (…) “I giovani ci ricordano che la Terra non è un bene da sciupare, ma un’eredità da trasmettere; che sperare nel domani non è un bel sentimento, ma un compito che richiede azioni concrete oggi. A loro dobbiamo risposte vere, non parole vuote; fatti, non illusioni. (Messaggio per la Giornata Mondiale di preghiera per la Cura del Creato – 1 settembre 2019)
Prof. Don Michele Caiafa
Direttore Generale